Giovedì 14 giugno ore 19.30 @ Backstage, vicolo cellini 30 (piazza Navona) - Ingresso 5 euro
Dove finisce la bellezza e inizia il marciume? Quando comincia un viaggio spesso ci si ritrova soli a pensare. Da lontano le differenze tra ciò che ci circonda – il nuovo territorio da esplorare – e quello che ci siamo lasciati alle spalle risaltano più facilmente. La porta di casa, l'ingresso di un portone, il negozio della porta accanto ma anche i tralicci della luce, un bambino che gioca, i sacchi della farina con cui s'impasta il pane. Le città nascondono un'anima che ovunque resta la stessa: in un mondo agitato da immagini che si bestemmiano documento/verità, superfici che tagliano via il centro dalla vita e fanno zero i percorsi fra l'essenza delle cose e il fantasma che passa per l'obiettivo, ciò che cerchiamo quando partiamo è il nostro intimo punto di vista. Secondo gli artisti, è il bisogno di scoperta della nostra identità ciò a cui si pensa quando ci si allontana da casa. Viaggiare è un movimento per tornare il prima possibile verso casa.
È questa l'idea alla base del lavoro di reportage di Davide D'Ambrosio e Marco Quartulli, due giovani fotografi romani che dal 14 giugno al 12 luglio prossimi esporranno i loro lavori nei locali del Backstage, in vicolo Cellini 30 (zona Piazza Navona). Saigon, nello sguardo di D'Ambrosio rappresenta il viaggio onirico, quello meravigliosamente sognato. Libera dalle atmosfere caduche dell'occidente, è una città leggera come il tuffo-capriola di un bambino nel mare. Naturale. Come gli operai che per aggiustare i tralicci della luce si arrampicano come fossero scimpanzè sugli alberi. Lo sguardo dell'autore non è altro che il riflesso di movimenti diversi di persone, sensazioni e atmosfere. E i movimenti sono ciclici. Così da Saigon l'obiettivo è rivolto in verità dentro di noi, nella nostra intima idea di spazio. La casa, la città, i vicoli e le strade che conosciamo che bazzichiamo ogni giorno. Roma come non l'avete mai vista, negli scatti di Quartulli. Una città che cammina sull'acqua come afferma una nota dell'autore:
"bella sì. come ti chiami veramente ancora non lo so - ti sei fatta un nome per ogni giorno da far usare a tutti, e un altro vero e segreto per evitare le invidie dei nemici di notte. non hai mare in superficie, ma invece un arcipelago di acqua che scorre nascosta e si sparge in terra dai nasoni. pietre e cocci, ruggine e legni tenuti insieme dall'unto di vite umane: miniera, campo dei miracoli, montagna russa e immondezzaio. il centro del tuo centro da sempre è un posto di tracce e di sepolture, un cantiere sventrato e una palude, un f(u)ori - pure dai villaggi sui colli originali. Insieme acquasantiera, portacenere e adesso parcheggio infinito di automobili".
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